Covid-19: una lente che amplifica e acuisce le fragilità della società | Salute
Top

Covid-19: una lente che amplifica e acuisce le fragilità della società

L'università di Modena e Reggio Emilia ha avviato un lavoro per approcciare la pandemia in chiave interdisciplinare. Non solo medicina ma anche economia, sociologia e filosofia. Ne è nato un libro

Covid-19:  una lente che amplifica e acuisce le fragilità della società
Preroll

globalist Modifica articolo

15 Febbraio 2021 - 11.09


ATF

di Marcello Pinti
docente di Immunologia presso il Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Modena e Reggio Emilia

L’emergenza COVID-19 ha reso familiare a tutti noi la parola “pandemia”. Il termine è tecnico, utilizzato in ambito medico per definire la diffusione su scala globale di una malattia epidemica, che arriva a coinvolgere gran parte della popolazione mondiale. Se guardiamo all’origine greca della parola però, pandemia ci suggerisce un significato più vasto: una pandemia interessa “tutta la popolazione”, direttamente o indirettamente, e coinvolge ogni aspetto del vivere delle persone.
Nessuno, tra le persone oggi in vita, si è trovato di fronte ad una pandemia con un impatto tanto grande come quella che stiamo vivendo oggi, e gli strumenti di analisi e di risposta sono stati spesso inadeguati.
Un approccio globale e transdisciplinare, che faccia dialogare esperti ed esperte di discipline diverse è quanto mai necessario. È questo lo scopo del tavolo di lavoro sul COVID-19 avviato dall’Università di Modena e Reggio Emilia, su impulso del prefetto, Pierluigi Faloni, e dell’attuale Rettore, Carlo Adolfo Porro, e coordinato da Gianfrancesco Zanetti.
Il primo risultato di questo intenso lavoro, ancora in divenire e che vede coinvolti studiosi e studiose con un profilo internazionale, è un agile volume dal titolo Emergenza Covid-19: impatto e prospettive (Mucchi Editore) in cui il carattere pandemico del COVID-19 e il suo impatto sul territorio modenese viene guardato attraverso la lente di
discipline diverse. Frutto di una discussione in divenire, il volume è quindi fotografia di un lavoro ancora in corso, e contiene contributi di studiosi e studiose di medicina, epidemiologia, filosofia, economia, diritto, psichiatria e psicologia, sociologia.

Pur nella multidisciplinarità – e in una prospettiva diversa, nella eterogeneità – degli interventi, c’è un fil rouge che collega sottotraccia tutti i contributi del volume, a cominciare dalla prefazione e dall’introduzione: l’idea del COVID-19 come lente che amplifica e acuisce le fragilità della società. Se infatti la pandemia riguarda tutti, sono inevitabilmente le figure e fasce sociali più deboli – in primis donne, bambini, migranti, anziani – ad essere più colpite, anche in un contesto ricco e inclusivo come il territorio modenese. Si tratta di profili indagati nel contributo di Ernesto Caffo (pp. 99-102), in quello di Claudio Baraldi e Sara Amadasi (pp. 113-132) e in quello di Claudia Canali specificamente dedicato al rilevantissimo problema del divario digitale (pp. 69-84).
Estremamente interessanti, in questa prospettiva, sono le considerazioni, svolte da Tindara Addabbo (pp. 85-97), riguardanti l’impatto marcato della pandemia sulle prospettive lavorative, di cura e di ben-essere della donna; i dati recentemente pubblicati che mostrano che su 101.000 posti di lavoro persi in Italia nel mese di dicembre, 99.000 sono di donne, indicano quanto centrate siano le osservazioni fatte, e quanto urgente sia lavorare su questo aspetto.
Altrettanto interessanti le acute osservazioni sull’impatto della pandemia sulla disuguaglianza e povertà, in cui la distribuzione dei fondi di sostegno al reddito – principalmente in forma di buoni spesa– è una spia di quanto il COVID e la crisi economica che ne è derivata abbiano colpito in massima parte migranti o residenti nati all’estero (come spiega nel suo contributo Massimo Baldini: pp. 57-68).

Ma anche altri tratti di fragilità, meno ovvi, ma altrettanto rilevanti vengono opportunamente messi in evidenza: ad esempio, la numerosità familiare e la mancanza di spazi adeguati nelle abitazioni private delle classi meno abbienti rappresentano un ostacolo cogente alla possibilità di mettere in pratica le misure di quarantena o distanziamento sociale continuamente raccomandate. Analogamente, sono ancora le fasce sociali più deboli a svolgere lavori per i quali le possibilità di smart working sono ridotte o nulle, come osservano Gianfrancesco Zanetti e Thomas Casadei nel loro contributo (pp. 15-26) o a ritrovarsi in particolare difficoltà in relazione al mercato
del credito (aspetto specificamente indagato da Stefano Cosma e Daniela Pennetta: pp. 133-152).
Di fronte ad un fenomeno così pervasivo – che impatta anche sulle questioni connesse alla criminalità (come spiega Laura De Fazio: pp. 153-164) – come la pandemia che stiamo vivendo, le risposte a disposizione sono inevitabilmente parziali, e molte questioni discusse nel volume rimangono aperte.
Quale è il grado di efficacia, rispetto al quadro epidemiologico, degli interventi di sanità pubblica, con riguardo specifico ai diversi territori (una domanda a cui provano a fornire alcune risposte, a partire dal territorio modenese, Marco Vinceti e Tommaso Filippini: pp. 41-56). Quanto la crisi di fiducia epistemica causata dal COVID ha impattato sulla coesione sociale, sulla fiducia verso le istituzioni e le figure che dovrebbero proporre risposte alle sfide che la pandemia ci propone? Quanto il deficit di comunicazione – o di preparazione alla comunicazione – da parte di scienziati, ricercatori, e delle istituzioni in generale ha contribuito a creare il clima di sfiducia, negazione e “complottismo” (aspetti su cui svolge significative riflessioni Gian Maria Galeazzi: pp. 27-40) che
ha pervaso e ancora pervade la società, anche in un contesto culturalmente vivace e attento come quello modenese?
Il testo non ha la pretesa di avere risposte definitive – chi le ha oggi, d’altra parte? – ma ponendosi giusti interrogativi rappresenta l’inizio di un percorso necessario di confronto tra competenze diverse, e merita certamente sia l’attenzione di specialisti, impegnati nel combattere la sfida del COVID-19 alla nostra società, sia di cittadine e cittadini, interessati ad approfondire aspetti centrali del dibattito pubblico e, di fatto, della vita di ognuno e ognuna in tempi pandemici.

Native

Articoli correlati