Come nella prima fase della pandemia scarseggiano nel nostro Paese le bombole d’ossigeno da somministrare ai pazienti Covid con insufficienza respiratoria. “In Italia abbiamo circa 3 milioni di bombole d’ossigeno su cui poter contare, ma in realtà un milione sono state distribuite in passato e mancano all’appello, perché non sono stati riportati i vuoti. E a questo si sta affiancando un fenomeno di accaparramento. Il rischio è quello di dover affrontare nelle prossime settimane una carenza di questi contenitori”. Lo ha detto all’agenzia Ansa. Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei Medici di Roma.A mancare non è l’ossigeno, che viene prodotto in sufficienza, ma il contenitore in cui metterlo . Ogni anno in Italia si producono 90 milioni di litri di ossigeno liquido consegnati al sistema ospedaliero, mentre tre milioni e mezzo di bombole per ossigenoterapia sono recapitati agli ospedali. Di queste, un milione di taglia minore circola tra ospedali, farmacie e pazienti a domicilio. Se l’ossigeno industriale ha un prezzo intorno a 4 euro al chilogrammo, a seconda del costo dell’energia elettrica, quello in bombole è di circa 8,5 euro. Essendo comunque classificato come “farmaco salvavita” il suo prezzo è controllato dall’Agenzia Italiana del Farmaco.
Nell’intervista Magi spiega: “Molti parenti di pazienti deceduti, ad esempio, buttano le bombole dopo averle usate, anche perché non c’è informazione in merito. In molti casi invece, i contenitori vuoti giacciono nei magazzini di farmacie o strutture sanitarie. Le aziende specializzate stanno producendo le bombole a ritmo continu, ma a fabbricarle e distribuirle ci vuole molto tempo, anche perché non sono come una mascherina. Quindi per supplire alla mancanza stiamo cercando di recuperare e far restituire quelle che sono in giro e non utilizzate”.