Lo stile di vita e la salute vascolare sono importanti fattori di rischio per la malattia di Alzheimer. Lo conferma un’ampia meta-analisi condotta a partire da centinaia di studi, per identificare i principali fattori di rischio per la patologia per cui, al momento, non esistono terapie efficaci. Lo studio cinese, pubblicato dalla rivista Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry, potrebbe essere il primo passo verso un percorso, basato sulle evidenze scientifiche, per la prevenzione dell’Alzheimer.
I ricercatori hanno analizzato 243 studi prospettici osservazionali e 153 studi randomizzati controllati, che sono stati selezionati per qualità tra migliaia di articoli emersi cercando sui motori PubMed, EMBASE e CENTRAL le parole “Alzheimer”, “rischio”, “cognitivo” e “prevenzione”.
A partire dai risultati di tali studi è stato possibile stillare una lista di 21 raccomandazioni per prevenire la malattia basate principalmente su 10 fattori di rischio con evidenza di classe 1, livello A.
La maggior parte dei fattori di rischio riguardano la salute cardiovascolare: diabete, ipertensione, ipotensione ortostatica, iperomocisteinemia. Sembrano essere fattori di rischio poi la depressione, l’indice di massa corporea, il diabete, la stanchezza e l’educazione e l’attività cognitiva.
Altri fattori di rischio identificati sono: l’obesità durante la mezza età, la perdita di peso in tarda età, la mancanza di esercizio fisico, il sonno, il fumo, malattie cardiovascolari, fragilità e fibrillazione atriale.
“Sempre più prove hanno dimostrato che la malattia di Alzheimer, come altre malattie croniche comuni, potrebbe essere prevenibile grazie all’aumento dei livelli di istruzione e al miglioramento del controllo dei fattori di rischio modificabili”, ha spiegato Jin-Tai Yu, primo autore dello studio. Tuttavia, fino ad oggi, non sono mai state pubblicate delle linee guida basate sull’evidenza per prevenire la malattia.
I ricercatori hanno notato che alcuni dei loro risultati andavano in contraddizione con alcune ipotesi comunemente accettate sull’eziologia della malattia. In genere si pensa, per esempio, che la maggiore incidenza di Alzheimer nelle donne sia associata alla menopausa, mentre lo studio suggerisce che la terapia sostitutiva con estrogeni non riduce il rischio di malattia di Alzheimer.
Si tratta la più ampia e completa revisione sistematica e meta-analisi della malattia di Alzheimer condotta fino ad oggi e i ricercatori sono fiduciosi che questi suggerimenti basati sull’evidenza possano aiutare a prevenire la malattia.