Gli addetti alle pulizie degli ospedali sarebbero più soggetti al rischio di restare infettati dalla COVID-19 rispetto agli stessi medici della terapia intensiva. Lo rileva un nuovo studio apparso sulla rivista Thorax e ripreso dalla AFP.
Secondo Alex Richter, professore di immunologia dell’Università di Birmingham ed autore principale dello studio, la discrepanza per quanto riguarda i livelli di rischio per l’infezione dal coronavirus SARS-CoV-2 negli ospedali sarebbe da spiegare nel fatto che gli stessi lavoratori nelle terapie intensive sono molto più protetti rispetto agli addetti alle pulizie ad altri operatori sanitari.
Nel corso delle analisi effettuate, analizzando i campioni di sangue prelevati da 29 addetti alle pulizie, il 34% di loro aveva gli anticorpi per il nuovo coronavirus, cosa che indicavche erano stati precedentemente infettati. Facendo lo stesso tipo di analisi per quanto riguarda il personale delle terapie intensive, che almeno apparentemente dovrebbe essere più a rischio, i ricercatori hanno individuato una percentuale di infezione più bassa: 15% su 61 soggetti.
La percentuale degli addetti alle pulizie risultava invece simile alle percentuali di infezione per i medici internisti.
Inoltre Richter e il suo team hanno scoperto che le persone appartenenti ad etnie nere, asiatiche o comunque minoritarie mostravano una possibilità quasi doppia di rimanere infettate rispetto alle persone bianche.
Si tratta di uno studio che dunque conferma che lo status socio-economico e la razza possono influire sui livelli di assegnazione dei dispositivi di protezione individuale, cosa che naturalmente influisce sulle statistiche per quanto riguarda i rischi delle infezioni.