Dopo una ricerca durata 25 anni arriva primo farmaco indirizzato a contrastare l’epatite D approvato dalla commissione europea: il bulevirtide (nome del brand: Hepcludex, in precedenza conosciuto anche come Myrcludex B) è stato sviluppato da ricercatori della facoltà medica di Heidelberg, del DZIF e dell’ospedale universitario di Heidelberg in collaborazione con altri istituti.
Si tratta di un inibitore di prima classe per l’epatite D che contrasta i tentativi del virus dell’epatite D e B (HDV/HBV” di introdursi nelle cellule epatiche.
Il farmaco sfrutta il fatto che i virus dell’epatite B e D tendono a replicarsi solo nel fegato perché hanno bisogno del trasportatore di acidi biliari NTCP. Proprio grazie a questo trasportatore, riescono ad introdursi nelle cellule ma l’Hepcludex blocca la “serratura” come farebbe una chiave spezzata che non è più possibile togliere.
Tuttavia anche se il virus è riuscito ad entrare nella cellula, l’Hepcludex protegge dall’infezione le nuove cellule epatiche, quelle che si sono formate da poco, cosa che accade molto velocemente quando il fegato è infetto, mentre le cellule infette vengono eliminate, come spiega Stephan Urban, uno degli scienziati impegnati nello studio.
Il farmaco è stato già testato attraverso diverse lunghe fasi cliniche I e II e ha mostrato di essere tollerato abbastanza bene dagli umani e di contrastare in maniera efficace la replicazione delle virus dell’epatite B e D. Ora è in corso una sperimentazione di fase III per capire gli eventuali effetti a lungo termine del farmaco.
Una notizia che infonde nuove speranze in milioni di persone affette da questa malattia per le quali l’unica soluzione, al momento, resta ancora solo il trapianto di fegato.