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Covid-19 tra vaccini e terapie: ecco a che punto siamo in Italia

A fornire i dati con precisione è Nicola Magrini, il direttore generale dell'Agenzia del farmaco, Aifa. "Sette i vaccini entrati in fase di avanzata e di cui avremo certezza a fine 2020"

Covid-19 tra vaccini e terapie: ecco a che punto siamo in Italia
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29 Ottobre 2020 - 13.05


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“I vaccini anti-COVID-19 in fase avanzata di sviluppo clinico sono 6-7. Dei primi tre, che viaggiano in parallelo, dovremmo avere i dati tra fine anno e i primi mesi dell’anno prossimo. È un processo straordinariamente accelerato, ma non possiamo saltare dei passaggi fondamentali, che sono intanto la verifica della sicurezza e poi dell’efficacia”. Così il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Nicola Magrini che, intervenuto oggi a 24 Mattino (Radio 24), ha fatto il punto sui farmaci e i vaccini in fase di studio e sugli attuali standard terapeutici per il COVID-19.

“Quando il vaccino sarà disponibile ci attenderà una grande sfida organizzativa – ha aggiunto Magrini – perché i vaccini andranno collocati e somministrati anche a una popolazione che solitamente non siamo soliti vaccinare e cioè la popolazione adulta, che in Italia è costituita da 40 milioni di persone.

“Sulle terapie in uso, non esiste un approccio terapeutico unico – ha spiegato il Dg Aifa– dipende dalle fasi e dalla gravità della malattia. Nella fase domiciliare, la cosa migliore da fare è la vigile attesa: non assumere farmaci, trattare solo i sintomi febbrili (se la temperatura supera i 38°/38,5°).
Per i pazienti ospedalizzati oltre all’ossigeno, che rimane uno degli approcci cardine della terapia, il cortisone e l’eparina rappresentano un nuovo standard di cura per tutti i casi più gravi. Sulle altre terapie, Il Remdesivir è in fase di riposizionamento perchè, dopo la pubblicazione di ulteriori studi, l’efficacia è risultata minore del previsto e dovrebbe essere dato principalmente in associazione al cortisone, ove necessario, mentre per l’idrossiclorochina i dati sono molto deludenti e attualmente non è un opzione terapeutica. Sul plasma iperimmune i risultati di alcuni studi e i dati provenienti dagli Usa non sono convincenti. In Italia è in corso uno studio randomizzato che adesso sta arruolando pazienti con maggiore rapidità e se aumenteranno anche i centri aderenti le dimensioni dello studio potranno consentirci di avere dati utili per la valutazione entro i prossimi 2-3 mesi. Attendiamo risposte anche dagli studi sugli anticorpi monoclonali che sono un grande potenziamento di questa terapia”.

Infine sulla vaccinazione contro l’influenzale stagionale, Magrini ha concluso: “auspico che non ci sia un problema di carenza di vaccini. Tuttavia se così fosse sarebbe il segno di un’adesione mai vista prima da parte della popolazione: significherebbe che avremmo vaccinato quasi il doppio rispetto agli anni passati. Confido comunque che, grazie alle misure molto strette che stiamo tutti osservando – distanziamento fisico, uso di mascherine, lavaggio delle mani – la trasmissione del virus influenzale sarà fortemente rallentata, com’è avvenuto nell’emisfero australe”.

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