Un nuovo trattamento per l’acufene viene presentato in uno studio pubblicato su Science Translational Medicine. Il trattamento vede l’uso di un dispositivo definito come “non invasivo” per applicare una tecnica conosciuta come “neuromodulazione bimodale”. Questa tecnica combina l’utilizzo di suoni con piccole scosse elettriche alla lingua. Secondo i ricercatori questo metodo fornisce un sollievo effettivo ai pazienti.
Il trattamento ha come obiettivo un determinato sottoinsieme di cellule cerebrali le quali si attivano in modo anomalo, come spiega Hubert Lim, professore di ingegneria biomedica e otorinolaringoiatria dell’Università del Minnesota e uno degli autori dello studio. Effettuando esperimenti anche sugli animali, infatti, i ricercatori individuato sulla lingua alcuni i neuroni molto sensibili al tocco che possono essere stimolati elettricamente per attivare a loro volta particolari gruppi di neuroni che si trovano nel sistema uditivo. A quanto pare queste piccole scosse elettriche ristabiliscono i circuiti cerebrali che causano l’acufene, una vera jattura: quel ronzio costante, un sibilo continuo, che soprattutto di notte, nel silenzio, fa letteralmente impazzire chi ne soffre.
Per capire il livello di efficacia di questo nuovo dispositivo, i ricercatori hanno eseguito esperimenti esplorativi randomizzati su 326 soggetti con acufene cronico. I partecipanti dovevano usare il dispositivo per 60 minuti al giorno per un periodo di 12 settimane. I risultati dicono che l’81% dei partecipanti in grado di completare il ciclo di sedute ha registrato miglioramenti in alcune variabili psicosociali collegate all’acufene, tra cui la capacità di concentrazione e la capacità di dormire nonché livelli più bassi di frustrazione e ansia e in generale una qualità migliore della vita quotidiana.
Acufene, buoni risultati con un dispositivo che stimola la lingua
La tecnica combina l’utilizzo di suoni con piccole scosse elettriche alla lingua. Secondo i ricercatori del Minnesota questo metodo fornisce un sollievo effettivo ai pazienti.
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9 Ottobre 2020 - 14.35
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