Scoperta una nuova porta d'accesso: così Covid-19 attacca il cervello

Due team europei con due studi differenti sono arrivati alle medesime conclusioni: oltre che attraversa il recettore ACE-2, il virus entra nell'organismo attraverso una proteina: neuropilina-1

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23 Settembre 2020 - 18.32


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Anche noi profani abbiamo imparato che Sars-CoV-2 usa il recettore ACE2 come un passepartout: attraverso questa porta entra nlle cellule e iniziare a replicarsi nell’organismo. Ci sono però due nuovi studi, di cui dà conto anche il Corriere della Sera, che dimostrano l’esistenza di un’altra “serratura” che potrebbe garantire al virus l’accesso a numerosi tessuti, cervello incluso.
Scrive il quotidiano di via Solferino: “Si tratta di una proteina presente sulla superficie cellulare, chiamata neuropilina-1 (NRP1). E Sars-CoV-2 non è l’unico virus a usare la neuropilina per entrare nelle cellule”.
La scoperta è stata fatta da due team di ricercatori europei, che lavorano in modo indipendente. Le ricerche sono state realizzate in quattro laboratori, tra Finlandia, Germania, Inghilterra e Australia. Gli studiosi hanno individuato quale parte del virus si “attacca” al recettore NRP1 (e questo rappresenta un possibile nuovo bersaglio per farmaci antivirali) e verificato che esiste un anticorpo in grado di interrompere il legame, riducendo potenzialmente l’infezione.
Il primo studio, pubblicato su BiorXive e ancora in attesa di verifiche, è stato condotto dall’Università di Bristol, sotto la guida di James L. Daly e da Yohei Yamauchi, e ha individuato la parte del virus in grado di attaccarsi a NRP. Il secondo studio, che ha verificato l’esistenza di un anticorpo in grado di bloccare il legame, invece, è stato portato a termine da un gruppo di scienziati di cui fa parte anche il palermitano Giuseppe Balistreri, siciliano, giovane professore aggiunto di Virologia molecolare all’Università di Helsinki, in Finlandia.

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Le ricerche effettuate dal team di cui fa parte il professor Balistreri sembrano aver portato anche ad un’altra importante scoperta, grazie agli studi fatti per simulare l’arrivo del virus nel naso: “Abbiamo costruito una nanoparticella sintetica della stessa forma e dimensione di Sars-CoV-2 e rivestita da pezzi di proteine, peptidi, che si legano alla neuropilina. Quando l’abbiamo inserita nel naso di topi anestetizzati il risultato è stato sorprendente: due ore dopo le nanoparticelle erano arrivate al cervello, prima nel bulbo olfattivo e da lì alla corteccia celebrale”. Inoltre, tracce di Sars-CoV-2 sono state trovate anche “nei progenitori dei neuroni dell’olfatto”, che esprimono “alti livelli di neuropilina-1”. Questo significa che il recettore potrebbe favorire l’accesso del virus al cervello.

Tutto questo indica che la NRP1 potrebbe diventare il bersaglio delle terapie anti Covid-19. “Noi abbiamo isolato un anticorpo nei topi- spiega l’esperto- bloccando la neuropilina con questo anticorpo, l’infezione in cellule umane si è ridotta del 40-45% perché al virus è rimasta solo una possibilità di accesso alle cellule, quella rappresentata da ACE2”. Non si tratta, però, di una nuova cura, perché il blocco del recettore potrebbe portare a gravi effetti collaterali.

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