Il virus che ha provocato la pandemia di COVID-19 diffusasi da dicembre dell’anno scorso potrebbe aver avuto origine non in un mercato del pesce di Wuhan, che al momento resta ancora l’ipotesi principale, ma a più di 1000 km di distanza nel 2012 in una miniera cinese. Lo sostiene uno studio apparso su Independent Science News e ripreso da News Medical, redatto dal virologo Jonathan Latham e dalla biologa molecolare Allison Wilson. Secondo questa interessante ricerca il SARS-CoV-2 potrebbe avere avuto origine in una miniera di Mojiang, provincia dello Yunnan.
Questi i fatti: nel 2012 sei minatori che lavoravano in miniera contrassero una malattia molto simile alla polmonite dopo che avevano rimosso mucchi di feci di pipistrello.
Tre di questi uomini morirono dopo una fase in cui avevano manifestato sintomi come febbre, tosse secca. Oggi sappiamo, inoltre, secondo le teorie più accreditate, che il virus potrebbe aver fatto il “salto” negli esseri umani provenendo proprio dai pipistrelli.
I ricercatori sono giunti a questa possibile conclusione analizzando il rapporto del medico cinese che trattò queste persone, Li Xu.
Per sapere quale malattia avevano contratto, Xu inviò anche dei campioni di tessuto all’Istituto di Virologia di Wuhan per i test. Dal rapporto di Xu si evince che i minatori furono trattati in maniera simile al modo con il quale oggi si trattano i pazienti affetti da COVID-19: ventilazione e utilizzo di farmaci per la fluidificazione farmaci per la fluidificazione del sangue, tra gli altri.
Questa teoria troverebbe supporto anche nel fatto che la proteina spike del virus SARS-CoV-2 sembra sorprendentemente adattata ai recettori umani. Secondo gli scienziati per un adattamento del genere, necessario affinché il coronavirus attacchi e si diffonda nell’organismo, ci vuole del tempo ed è quindi plausibile che il virus possa aver infettato qualche umano molto tempo prima del dicembre 2019.