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Sempre meno culle: l'Italia maglia nera nel mondo per natalità

In poco più di 50 anni siamo passati dal baby boom degli anni ’60 al baby flop dei nostri giorni. I dati dell'Istat relativi al 2019 evidenziati nel Libro bianco della Fondazione Onda

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28 Novembre 2020 - 14.22


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“L’Italia è tra i paesi che fa meno figli al mondo, meno anche rispetto agli anni della Prima e Seconda guerra mondiale. In poco più di 50 anni siamo passati dal baby boom degli anni ’60 al baby flop dei nostri giorni”. A dirlo, con cognizione di causa è Fabio Mosca, Presidente della Società Italiana di Neonatologia.. Al 1° gennaio 2020, secondo i dati Istat, si stima che la popolazione italiana sia di circa 60 milioni, 116 mila in meno rispetto all’anno precedente. Le nascite risultano decisamente inferiori ai decessi: 435 mila contro 647 mila, segnando, purtroppo, un nuovo record negativo con una diminuzione di 20 mila unità rispetto all’anno precedente, –4,5%. “Inverno demografico”, come lo definiscono alcuni sociologi; la popolazione continua a invecchiare e fa sempre meno figli. Questo vuol dire che si sta ridisegnando l’idea di famiglia: tre quinti dei bambini non avranno fratelli, cugini e zii; solo genitori, nonni e bisnonni.

“Purtroppo – dice – Gian Carlo Blangiardo, Presidente ISTAT, “il 2019 ha messo in luce, per il settimo anno consecutivo, un nuovo superamento, al ribasso, del record di minor numero di nati mai registrato: si tratta del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918. La natalità italiana, già bassa, potrebbe subire un calo ulteriore a causa di Covid-19. Una recente simulazione ha infatti evidenziato un calo delle nascite nell’ordine superiore alle 10 mila unità. E lo scenario peggiora nettamente se si tiene conto anche dei verosimili effetti negativi socio-economici della pandemia, assumendo la crescita della disoccupazione come ‘effetto collaterale’ del clima di disagio e di insicurezza materiale”.

Già oggi, per 100 bambini di età inferiore ai 15 anni ci sono 161 over 64 e tra vent’anni il rapporto sarà di 100 a 265, siamo il secondo paese più vecchio al mondo. Aumenta poi l’età media delle madri al parto, giungendo a 32 anni, mentre il numero di figli per donna (il tasso di fecondità) rimane costante, pari a 1,29. Il numero di figli desiderato resta sempre fermo a due, evidenziando un significativo divario tra quanto si vorrebbe e quanto si riesce a realizzare: ben il 46% degli italiani che desidera procreare desidera due figli, il 21,9% tre o più, mentre solo il 5,5% vorrebbe avere solo un figlio.

Questi sono alcuni degli aspetti evidenziati nel Libro bianco “La salute della donna – La sfida della denatalità”, realizzato da Fondazione Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere, grazie al supporto di Farmindustria. “Questa settima edizione del Libro Bianco realizzata grazie al rinnovato sostegno di Farmindustria e al contributo di molteplici autori, è dedicata alla denatalità, una delle più importanti e urgenti sfide che il nostro Paese deve affrontare, resa ancora più complessa dal Covid-19”, commenta Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda.

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