Un sacerdote e due medici hanno scritto insieme un libro molto interessante pubblicato dalla casa editrice Nuovadimensione. Si intitola: “Per un dolore umano – La sofferenza considerata da un punto di vista etico, medico e spirituale”.
A firmarlo don Pierluigi Di Piazza, Vito Di Piazza (ex primario di medicina interna e attuale medico Responsabile dell’RSA di Tolmezzo) e Luciano Orsi (medico palliativista, già direttore del Dipartimento di Cure Palliative all’ospedale Carlo Poma di Mantova).
Il dolore provoca e interroga da sempre l’essere umano. Interessa dimensioni intime, le relazioni, il corpo, l’anima, la psiche, la medicina, nei suoi diversi aspetti, l’etica, la politica, l’economia, la legislazione, la spiritualità. Il fine è di ridurre il più possibile il dolore, di favorire la serenità nelle persone perché la vita sia la più umana possibile. In particolare, il saggio si concentra sul dolore in tempo di Pandemia.
Post Covid: spunti per rielaborare l’accaduto
“Non ha senso interrogarsi se saremo uguali a prima, migliori o peggiori. Siamo quello che già siamo e constatandolo potremo forse far emergere alcune sensibilità e attenzioni nascoste. Non è sufficiente un’emergenza perché questo avvenga. È necessario un percorso lungo di riflessione ed elaborazione. Rispetto alla sofferenza e alla morte qualcosa è cambiato
o sta cambiando?” (Pierluigi Di Piazza)
Il diritto a non soffrire: il punto di vista del palliativista
“L’attuale progresso della medicina, che va sicuramente ben accolto e non demonizzato perché potenziale portatore di benefici, richiede sempre più scelte da parte di tutti gli attori della scena della cura, cittadini compresi. Informarsi, riflettere sulle informazioni e sulle alternative di cura, scegliere fra queste alternative, condividere queste scelte, individuare una persona di fiducia (fiduciario) che ci rappresenti in futuro quando non saremo più in grado di decidere, richiede un impegno razionale ed esistenziale che però è indispensabile mettere in campo per essere cittadini consapevoli e protagonisti dei nostri giorni. E, per quanto ci è dato di intuire, sempre più così sarà nel prossimo futuro.” (Luciano Orsi)
Essere medico nel periodo della pandemia da coronavirus
“Ho sempre avuto la convinzione che il medico non deve solo curare, ma prendersi cura delle persone, avere a cuore i loro problemi fisici e psicologici, favorendo la pratica di una medicina della persona. Solo relazionandosi in modo empatico con il paziente, attraverso un rapporto umano significativo, possiamo curarlo bene. La medicina “narrativa” e non solo curativa, come ben esplicitato anche dal professor Veronesi, si deve basare proprio su un senso e sentimento di relazione tra curante e curato.”
(Vito Di Piazza)