Dal sole alle lampade artificiali, i raggi Uv sono in grado di uccidere il coronavirus Sars-CoV-2. A provare “l’alto potere germicida” della luce ultravioletta sono stati scienziati italiani. Con più ricerche: due lavori in attesa di pubblicazione su riviste internazionali, i cui risultati sono al momento visibili in due preprint dell’archivio internazionale Medrxiv, nella sezione speciale dedicata a Covid-19. In particolare, lo studio sperimentale multidisciplinare condotto da un gruppo di ricercatori con diverse competenze dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), dell’università Statale di Milano, dell’Istituto nazionale tumori (Int) del capoluogo lombardo e dell’Irccs Fondazione Don Gnocchi, risponde a un tema molto dibattuto, e tanto caro anche a capi di Stato come il presidente Usa Donald Trump.
Secondo gli autori, la luce ultravioletta a lunghezza d’onda corta, o radiazione Uv-C, “quella tipicamente prodotta da lampade a basso costo al mercurio (usate ad esempio negli acquari per mantenere l’acqua igienizzata), ha un’ottima efficacia nel neutralizzare” il nuovo coronavirus.
Diversi sistemi basati su luce UV-C sono già utilizzati per la disinfezione di ambienti e superfici in ospedali e luoghi pubblici. Tuttavia, per quanto spesso questa tecnologia venga richiamata pubblicamente a livello internazionale anche per la lotta alla diffusione della pandemia COVID19, una misura diretta della dose di raggi UV necessaria per rendere innocuo il virus non era stata ancora effettuata e finora erano state considerate dosi con valori tra loro molto contraddittori, derivati da altri lavori scientifici riguardanti precedenti esperimenti su altri virus.
I raggi ultravioletti non sarebbero però la strada giusta per curare il Covid-19. A spiegarlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è Francesco Bochicchio, fisico dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), in risposta all’ipotesi di una camera elettromedicale all’interno della quale i pazienti colpiti dal virus, sottoposti ai raggi Uv per tre minuti, avrebbero potuto debellare il nuovo coronavirus. La proposta era arrivata da Maurizio Pianezza, chirurgo oncologo e pneumologo nel board del Comitato scientifico European Medical Association (Ema), secondo cui per fermare la malattia bastava una combinazione di vari fattori, tra cui temperatura, umidità e un particolare angolo di incidenza dei raggi Uvb. Il progetto, sperimentale, non ha ricevuto però l’ok dell’Iss.
IUl ministero della Salute, rilanciando un’allerta Rapex del 10 luglio scorso, ha segnalato la vendita on line di alcune lampade UV che vantano poteri sterilizzanti nei confronti di virus e batteri (compreso il Covid-19), ma non emettono raggi UV-C e risultano, quindi, inefficaci; altre lampade emanano dosi di raggi UV-A, UV-B, UV-C non conformi alle norme europee e, quindi, sono potenzialmente nocive per la salute.
Secondo il rapporto europeo diversi prodotti esaminati non emettono radiazioni UV-C. Di conseguenza, potrebbero non uccidere batteri o virus che, quindi, potrebbero raggiungere l’utente aumentando il rischio di infezione.
Il rapporto evidenzia, anche, rischi per la salute dovuti a dosaggi di raggi UV-A, UV-B, UV-C non conformi alla norma europea UN62471. Questo espone un utente che si trovi nelle immediate vicinanze del prodotto a una dose non sicura di radiazioni UV agli occhi o alla pelle, aumentando il rischio di gravi lesioni o cancro.